mercoledì 16 febbraio 2011

Just My Type, la storia della tipografia in un libro

“Just My Type è un libro di storie sui font”: l’autore, il giornalista inglese Simon Garfield, annuncia con queste semplici parole il suo volume, pubblicato dalla casa editrice Profile Books, specializzata in saggistica, in uscita come strenna natalizia.

Non si ratta di un saggio accademico, ma di una ricostruzione interessante di come certe fasi storiche siano state accompagnate da silenziose ma significative rivoluzioni tipografiche, che di volta in volta rispecchiano e magari incidono un po’ sui cambiamenti nella società.

Perché Helvetica e Comic Sans hanno avuto una diffusione così ampia? Dai Letraset che alcuni ricordano con nostalgia, ai font per pc, quali caratteri hanno accompagnato la storia dei Beatles o la campagna di Obama? Con toni leggeri e una particolare (e ovvia) attenzione all’Inghilterra, Just My Type potrebbe essere un ottimo punto di partenza per approfondire questo aspetto della storia del design.

"Comic Sans Criminal": ancora contro il font più odiato dai designer (e un aiuto per non usarlo più)

Divertente, veloce da leggere e ben realizzata - ennesima - apologia contro l’uso del Comic Sans: l’odioso font per bambini utilizzato da chi pensa che l’aspetto ‘giocoso’ renda gli avvisi più accattivanti o leggibili. Dopo avervi proposto la campagna di Happiness Brussels (con l’applicazione per disinstallare il carattere dal vostro computer), vi presentiamo questo “Comic Sans Criminal

Poche pagine a scorrimento verticale che vi spiegano i motivi per cui il font non va assolutamente usato (e le rare eccezioni previste), dandovi una dichiarazione finale da firmare e suggerendo valide alternative. 

lunedì 14 febbraio 2011

Typeface Memory Game

Il nome esatto è “The Quick Brown Fox Jumps over the Lazy Dog , a Typeface Memory Game” ed è in poche parole il tipico gioco di memoria in cui bisogna trovare due carte che riportino lo stesso disegno. In questo caso però il gioco, progettato dallo studio brasilianops.2 arquitetura + design, si complica perché alcune delle carte risultano quasi indistinguibili ad un primo sguardo, se non per un occhio allenato.

Le 25 coppie di carte infatti riportano la lettera A (maiuscola e minuscola) declinata in 25 caratteri tipografici differenti, scelti tra i più famosi, dal Baskerville al Centaur, Garamond, Helvetica Rockwell, Univers, fino al Times New Roman e ancora oltre. Al mazzo è allegato un libricino che racconta la storia della tipografia, mentre su ogni carta ci sono cenni sulla nascita dello specifico font.

Un gioco didattico per graphic designer in erba, ma anche per chi voglia semplicemente mettere alla prova la propria abilità nel cogliere dettagli visivi. Si può acquistare sul sito dell’editore olandese BIS Publishers o su Amazon.

Sicuramente un gioco da aggiungere ai miei MUST HAVE! e voi che ne pensate?

7 libri elettronici per gli amanti dei font

Vi segnalo un link dove poter scaricare gratuitamente sette testi in formato elettronico per orientarsi nel campo dei caratteri tipografici e del loro utilizzo più funzionale.

Pur concordando sul fatto che sia il contenuto l’aspetto più importante di qualsiasi realizzazione che coinvolge l’utilizzo di un testo, è bene sapere come renderlo visibile, integrarlo al resto del lavoro. Scegliere il font che valorizzi adeguatamente il messaggio. Dal web al graphic design, fino a un testo che ci illustra i più comuni errori tipografici,
questi sette ebook sono una piccola ma preziosa risorsa che ogni grafico deve inserire nella sua librearia, seppur digitale! :) :) Perciò, scaricateli tutti perchè meritano, sia dal punto di vista contenutistico che per l'impaginazione grafica!
Ah, i libri sono tutti in inglese, ma credo che un buon grafico debba anche conoscere l'inglese, e poi, sono facili da capire! :) Buona lettura!!!

domenica 13 febbraio 2011

Font in Use


Oggi vi voglio parlare di una fantastica risorsa: Font in use!

Fonts In Use è un blog che si propone di diventare nel tempo un catalogo esaustivo di esempi di caratteri tipografici nella loro applicazione nei vari campi del graphic design, dalla costruzione di un logo al packaging, dalla pubblicità ai magazine, dall’editoria su carta stampata al web.

Nato da un gruppo di graphic designer ed esperti di comunicazione, che ruota attorno allo studio bostoniano Font Bureau, Fonts In Use è il tentativo di archiviare la realtà secondo i font tipografici attraverso cui è raccontata. E se lo specimen tipografico è diventato ormai un genere all’interno dell’universo del design, un corretto uso del lettering è oggi più che mai al centro di una buona comunicazione. A partire da queste considerazioni, Fonts In Use offre uno strumento critico in più, in grado di offrire sostegno e suggerimenti su usi e abusi in campo tipografico.
Che dire?! Fatene buon uso, allenate il vostro occhio e affinate il vostro stile!! :)

venerdì 11 febbraio 2011

23 nuovi font nella collezione permanente del MoMA

Quando l’infaticabile Paola Antonelli decise di acquisire la “@” nella collezione del MoMA, la notizia non mancò di fare il giro del mondo. L’iniziativa, che aveva sì il gusto della trovata, seppe però dimostrarsi geniale quanto legittima: i font si acquistano (spesso) come si farebbe con una sedia, e rappresentano indubbiamente un filone progettuale di antico e nobile lignaggio, oggi profondamente rinnovato grazie all’avvento della computer graphics.

Per questo non stupisce che l’operazione abbia ora un seguito, protagonisti 23 font digitali recentemente acquisiti dal Dipartimento di Design e Architettura. Ma quali sono i caratteri prescelti? Si va da un classico dei classici, Verdana, a un misconosciuto OCR_A, celebre per prestare i propri numeri al codice a barre.

La selezione, effettuata da un panel di designer e critici, ha voluto premiare l’eleganza e l’iconicità dei caratteri che hanno saputo disinguersi nel mainstream o tra il pubblico di intenditori.

I 23 fonT scelti sono:

OCR-A dell'American Type Founders (1966)
New Alphabet di Wim Crouwel (1967)
Bell Centennial di Matthew Carter (1976-78)
ITC Galliard di Matthew Carter (1978)
FF Meta di Erik Spiekermann (1984-1991)
Oakland di Zuzana Licko (1985)
Keedy Sans di Jeffery Keedy (1991)
FF Beowolf di Erik van Blokland and Just van Rossum (1990)
Template Gothic di Barry Deck (1990)
Dead History di P. Scott Makela (1990)
HTF Didot di Jonathan Hoefler (1991)
FF Blur di Neville Brody (1992)
Mason di Jonathan Barnbrook (1992)
Mantinia di Matthew Carter (1993)
Interstate di Tobias Frere-Jones (1993-95)
Big Caslon di Matthew Carter (1994)
FF DIN di Albert-Jan Pool (1995)
Walker di Matthew Carter (1995)
Verdana di Matthew Carter (1996)
Mercury di Jonathan Hoefler and Tobias Frere-Jones (1996)
Miller di Matthew Carter (1997)
Retina di Jonathan Hoefler & Tobias Frere-Jones (1999)
Gotham di Jonathan Hoefler & Tobias Frere-Jones (2000)

sabato 5 febbraio 2011

Tipoteca Italiana Fondazione

Oggi vi voglio parlare di una realtà a noi molto vicina ma purtroppo poco considerata.

La Tipoteca Italiana fondazione ha sede a Cornuda, in provincia di Treviso, nel cuore del Veneto.

Ospitata negli edifici dell'antico Canapificio Veneto, la Tipoteca è nata per dar vita a iniziative che valorizzano la tipografia. Si vuole, infatti, documentare il significato, l'origine e lo scopo del lavoro dei progettisti italiani di caratteri italiani, dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri.

La Tipoteca è principalmente un luogo privilegiato di raccolta di caratteri da stampa, ma non solo: archivio, museo, officine di restauro e di stampa, laboratorio e biblioteca sono le molteplici realtà di uno stesso spazio polifunzionale.

Le Officine della Tipoteca sono spazi attrezzati, riservati all'esemplificazione di attività legate alla stampa e alla tipografia in generale, alla didattica e ai laboratori, al restauro e alla manutenzione dei macchinari.

Ogni Officina si connota per la sua destinazione d'uso e ciascuna è intestata a un eminente protagonista della tipografia italiana.

Il museo è un percorso che attraversa spazi polivalenti: le officine di fusione, stampa e restauro,
le compositorie, i laboratori e le aule didattiche.

Una passeggiata che offre tratti panoramici e tratti immersi nei luoghi di lavoro, che si trasforma in un incontro con la storia del carattere e della stampa.

Detto questo, che cosa aspettate!?! andate a visitare subito questo fantastico museo!

Orari di apertura
Dal martedì al giovedì: 9-13
venerdì: 9-13 / 14-18
sabato: 14-18
chiuso lunedì e festivi

lunedì 31 gennaio 2011

Buchstabenmuseum — il museo delle lettere di Berlino



Nel centro di Berlino, nei pressi della celeberrima Alexanderplatz in Karl-Liebknecht-Straße 13 nel Berlin Carré, ha sede il Museo delle Lettere e dei Caratteri Tipografici (Buchstabenmuseum).
Non è un “classico” Museo tipografico dove trovare caratteri, macchinari per le varie tipologie di stampa, ecc. ma un luogo dove si conservano e si documentano le “lettere” senza distinzione di cultura, lingua e dei sistemi di carattere in tutte le rappresentazioni possibili: da quelle tridimensionali utilizzate per le insegne o frammenti di scritte, a quelle tatuate; da quelle riprodotte in forma di pasta o biscotti a quelle fatte con i mattoncini Lego. Ogni materiale (che sia industriale o artigianale), ogni supporto, ogni condizione (nuove, rovinate o distorte) ed ogni forma sono buone bastano che siano “lettere”.
Le lettere sono gli elementi di base di tutte le tradizioni di semiotica testuale e della comunicazione scritta.


Come conseguenza della crescente omogeneizzazione della qualità del paesaggio urbano le lettere progettate e i segnali stanno scomparendo dallo spazio pubblico. A causa della scomparsa delle aziende tradizionali e dell’affermazione dei brand globali, caratteri regionali e storici si estinguono e scompaiono.


Il Museo delle Lettere – fondato nel 2005 da Barbara Dechant e Anja Schulze – lavora sia come una “recycling” company che come un archivio. Il Museo colleziona oggetti che semioticamente siano testimonianza significante dell’ABC, di significati indipendentemente dal materiale in cui sono state realizzate, della diversità delle funzioni e della varietà estetica.
Il Museo è organizzato in modo da esporre i propri materiali in modo non convenzionale, per sensibilizzare l’attenzione del pubblico sulla tipografia oltre che sulla collezione stessa.


Barbara Dechant ama e raccoglie lettere da molti anni e la sua collezione privata è divenuta sempre più grande non solo nella quantità ma anche nelle grandezze. Quando ha conosciuto la sua collega Anja Schulze hanno unito le loro due inclinazioni. Anja ha sempre voluto gestire un’impresa culturale e sua è stata l’idea di fare un Museo. Ecco perché tutte le lettere piccole e grandi hanno ora una casa accogliente.
Il loro obiettivo è ottenere lettere provenienti da tutto il mondo, per esempio dall’Asia dove queste tipologie di lforme sono così straordinariamente belle.
Recentemente hanno contattato per l’Italia l’Aiap dove i soci, in accordo con le curatrici del Museo, possono contribuire alla collezione inviando testimonianze della storia tipografica italiana.

mercoledì 26 gennaio 2011

La top 100 dei fonts più usati

Vi segnalo un link dove potete trovare la top 100 dei caratteri più usati...


Purtroppo il sito è in tedesco, ma comunque è interessante vedere la classifica dei 100 fonts più importanti, insieme a storia, esempi e commenti da parte degli utenti. E soprattutto, la grafica del sito è molto carina a mio parere... perciò... buon divertimento! :)
Indovinate chi è il numero uno? La domanda, ovviamente è retorica.

giovedì 20 gennaio 2011

Helvetica vs Arial

Da quando la Microsoft ha inserito nei suoi sistemi operativi l’Arial abbiamo assistito inermi alla diffusione planetaria di questa font che altro non è se non la brutta copia del Neue Haas Grotesk meglio conosciuto come Helvetica, disegnato nel 1957 da Max Miedinger per la Haas Type Foundry di Munchenstein (Svizzera).
L'Arial invece è stato creato nel 1982 da Robin Nicholas e Patricia Saunders per la Monotype Typography. Come già detto, è generalmente risaputo che l'Arial è stato pensato come sostituto del famoso Linotype Helvetica (ma "costruito" in modo da non essere così simile da causare problemi legali). La maggior parte delle differenze più vistose fra Arial e Helvetica sono:
la coda ad angolo del "1",
l'assenza di una coda nella "G",
la parte superiore ad angolo della "t".

E ora che vi ho dato questi semplici indizi, come ve la cavate con questo simpatico quiz?


E nel caso che, come me, siate dei forti sostenitori dell'Helvetica, potete sfogarvi con questo giochetto... :) Buon divertimento! :)

martedì 18 gennaio 2011

Helvetica: un film per un carattere

Il 2007 ha visto come protagonista il cinquantesimo anniversario della creazione del carattere Helvetica, il più diffuso e conosciuto carattere tipografico. Per festeggiare degnamente la fortuna del carattere è uscito il film Helvetica che ne ripercorre la storia e la fortuna.
Creato nel 1957 da un’idea di Max Miedinger per la fonderia svizzera Haas portò dapprima il nome di Neue Haas Grotesk per poi diventare ufficialmente Helvetica.
Infatti il direttore Eduard Hoffmann della Haas incaricò Miedinger, un ex impiegato e progettista freelance, di disegnare un set di caratteri sans serif da aggiungere alla loro linea. Il risultato fu dapprima denominato Neue Haas Grotesk, ma il nome fu successivamente cambiato in Helvetica (derivato da Helvetia, il nome romano per la Svizzera), quando le società tedesche Stempel e la Linotype introdussero sul mercato la serie completa di caratteri nel 1961.


Introdotto nel bel mezzo di un’onda rivoluzionaria nel campo del lettering, la popolarità del carattere svizzero fece presto breccia nelle agenzie di pubblicità che vendettero questo nuovo stile di disegno ai loro clienti, l’Helvetica così comparve rapidamente nei marchi corporativi, nel signage per i sistemi di trasporto, nelle stampe d’arte ed in altri innumerevoli campi della comunicazione.
L’inclusione, nel 1984, nei font di sistema Macintosh confermò la sua diffusione anche nella grafica digitale.

mercoledì 12 gennaio 2011

La storia di dieci caratteri che ci girano intorno, ovvero anche le lettere hanno i loro sentimenti




Di seguito vi propongo un articolo apparso ne "Il Sole 24 ore" il 17 dicembre 2010
Cyrus Highsmith è un typedesigner che ha voluto per un giorno vivere rinunciando a tutti quegli oggetti che si presentavano sotto forma di scritte con la font Helvetica. Nonostante Simon Garfield, nel suo libro «Just my type: a book about fonts» segnali la presenza di 100.000 fonts differenti al mondo, l'esperimento di Mister Highsmith, è fallito.
Abbiamo chiesto quindi a Silvia Sfligiotti, graphic designer, di compilare una «mini rassegna di carattere» per riuscire a meglio interpretare i segni del nostro quotidiano: dall'onnipresente Helvetica, all'infantile e odiato Comic Sans. Ecco il manuale per non confondersi e riconoscerli. Dalla segnaletica della metropolitana a quella dei bus, dalla carta di credito al telecomando della tv fino alle etichette degli abiti, Cyrus Highsmith, lo racconta il New York Times, si è reso conto che l'Helvetica impera ovunqueLa sfida è servita a dimostrare l'importanza del segno nel nostro quotidiano.

martedì 11 gennaio 2011

Typography is what language looks like

Che cos'è la tipografia? secondo i più comuni dizionari la tipografia è la tecnologia per produrre testi stampati usando matrici in rilievo composte di caratteri mobili o di Clichès inchiostrati. Per estensione, indica anche l'officina in cui tale attività viene esplicata, e l'attività artigianale o industriale connessa.

L'attività tipografica si dispiega nell'esercizio di varie operazioni, come ad esempio:
  • Il disegno dei caratteri tipografici, 
  • L'impaginazione dei caratteri sulla pagina (formatura tipografica) 
  • La stampa del supporto (carta, catone, seta, raso, pergamena, plastica, metallo) 
  • Il confezionamento dei supporti stampati nel formato e veste finale di utilizzo: foglietti, blocchi, libri, calendari, manifesti, etc. 
Queste richiedono competenze non banali e scelte che possono essere assai impegnative sul piano estetico-contenutistico, tanto da giustificare il termine di arte tipografica.
Ma la spiegazione che meglio spiega il termine tipografia è quella anglosassone che con il termine Typography intende tutto ciò che ruota intorno ai caratteri tipografici: il disegno dei glifi, l’anatomia delle forme delle lettere, le regole tipometriche dalle misurazioni al kerning, le regole compositive fino alla digitalizzazione delle font.
Essere tipografo dunque, non è solo un lavoro, ma una vera e propria arte.
A questo proposito pubblico il video vincitore del Motion Graphics Award al VFS Vancouver Film School, dove viene illustrata una lezione di Tipografia.